Epidemiologia, rifiuti, ambiente, salute nel Lazio: i risultati del progetto ERAS

Il rapporto “Epidemiologia, rifiuti, ambiente, salute nel Lazio” riporta i risultati del progetto ERASLazio - curato dal dipartimento di Epidemiologia SSR, dall’agenzia ARPA e dalla regione Lazio – nato con l’obiettivo di colmare il gap di conoscenza in merito alla qualità e quantità di sostanze inquinanti emesse in atmosfera dagli impianti di trattamento dei rifiuti e i conseguenti effetti sulla salute.

Con un censimento delle discariche, degli impianti di trattamento meccanico e biologico e dei termovalorizzatori presenti sul territorio regionale, il rapporto sintetizza l’attuale livello di conoscenza scientifica su questi problemi:

Il sistema rifiuti del Lazio

Il Lazio produce oltre 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una produzione pro capite media di 601,7 kg/abitante. Un dato che colloca la Regione tra le prime 5 in Italia per produzione pro capite. Ad oggi, sono presenti nel territorio regionale 10 discariche per rifiuti urbani (9, considerando le due discariche adiacenti di Latina come un unico impianto), 4 impianti di termovalorizzazione dei rifiuti (collocati uno nel comune di San Vittore del Lazio, due adiacenti nel comune di Colleferro e l’ultimo nel comune di Roma, il gassificatore di Malagrotta), e 7 impianti per il trattamento meccanico biologico (TMB), di cui 3 annessi a discariche.

Il bilancio sanitario

Tenendo conto dell’elevata complessità delle aree e delle esposizioni considerate, lo studio ERAS Lazio ha delineato un quadro dei potenziali effetti sanitari nelle popolazioni esposte agli impianti di smaltimento dei rifiuti. In generale, l'indagine non ha trovato particolari scostamenti nella mortalità rispetto alle aree non interessate da impianti di questo genere. Tuttavia ha messo in luce alcune criticità nel ricorso alle cure ospedaliere dei gruppi di popolazione più esposti. 

Il rapporto fornisce una risposta agli obiettivi del programma: 

  •  Sintetizzare le conoscenze scientifiche disponibili sull’argomento;
  •  Censire le discariche di rifiuti urbani, gli impianti di trattamento meccanico e biologico (TMB), e i termovalorizzatori presenti nella regione Lazio;
  •  Stimare le emissioni in aria relative a ciascun impianto;
  •  Caratterizzare la popolazione potenzialmente esposta;
  •  Valutare gli effetti sulla salute della popolazione esposta agli impianti esistenti;
  •  Valutare le condizioni di salute dei lavoratori;
  •  Curare gli aspetti di comunicazione e di pubblicizzazione dei risultati del programma attraverso un sito web dedicato.

Il metodo adottato

Il metodo sviluppato ha previsto l’integrazione  di dati ambientali e socio-demografici su base geografica, per la valutazione della esposizione della popolazione residente nelle aree circostanti gli impianti per il trattamento dei rifiuti regionali. 

Per ogni impianto sono state create mappe con la localizzazione geografica degli impianti, le impronte al suolo delle concentrazioni degli inquinanti emessi dagli impianti stessi (stimate attraverso modelli di dispersione elaborati da ARPA Lazio) e le coorti di popolazione residente georeferenziate. 

Gli studi epidemiologici hanno adottato l’approccio di coorte, che ha studiatole popolazioni che hanno vissuto in un raggio di 5 km dagli impianti (a eccezione di Malagrotta, 7 km), ricostruendo la loro storia anagrafica e seguendole nel tempo (follow-up) per accertare il loro ricorso alle cure ospedaliere e la mortalità. Sono stati esaminati sia gli effetti a breve termine (esiti della gravidanza, ricoveri ospedalieri per cause respiratorie e cardiovascolari), sia quelli a lungo termine (mortalità per grandi gruppi e per alcune forme tumorali, ospedalizzazioni). 

Discariche

E’ stata studiata la coorte delle 242.409 persone che risiedono entro i 5 km dalle discariche del Lazio nel periodo 1996-2008. I risultati hanno mostrato un quadro di mortalità che non si discosta da quello di riferimento. Alcuni effetti sanitari, tuttavia, sono emersi dallo studio delle ospedalizzazioni. Tra gli uomini residenti in zone a più alte concentrazioni di H2S, inquinante scelto come tracciante, si sono osservati livelli di ospedalizzazione più elevati per malattie del sistema respiratorio (+26%) e tumore della vescica (+59%). Tra le donne più esposte si sono osservati livelli ospedalizzazione più elevati per asma (+62%) e malattie del sistema urinario (+27%). 

Il caso studio di Malagrotta

È stata studiata la coorte delle 85.559 persone residenti entro 7 km dalla discarica di Malagrotta nel periodo 1996-2010. Il quadro di mortalità delle persone più esposte è risultato sostanzialmente simile a quello osservato nella popolazione scelta come riferimento. Fanno eccezione le malattie del sistema circolatorio (donne) e dell’apparato respiratorio (uomini) che sono aumentate tra i residenti nell’area più prossima agli impianti. Tra le donne si è osservato un eccesso di tumore della laringe e della mammella nelle zone più prossime. Rispetto a coloro che abitano lontano dagli impianti dell’area, i residenti più prossimi ricorrono più frequentemente alle cure ospedaliere, in particolare per malattie circolatorie, urinarie e dell’apparato digerente.

Termovalorizzatori

Lo studio epidemiologico effettuato sui residenti nei pressi dei termovalorizzatori di Colleferro e San Vittore ha esaminato il ricorso alle cure ospedaliere della popolazione, essendo gli impianti in attività dalla fine del 2002. Lo studio ha considerato i tassi di ospedalizzazione per causa dei residenti, nel periodo 1996-2008, cioè prima e dopo la apertura degli impianti. Si è così osservato come gli uomini residenti in aree identificate dai valori massimi di PM10  emesso dagli impianti mostrino un eccesso del 31% di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio e del 79% per malattie polmonari cronico ostruttive (BPCO), rispetto ai residenti in aree meno esposte. Anche tra i bambini esposti a concentrazioni medie ed elevate di PM10 si è osservato un aumento  di ricoveri per infezioni acute delle vie respiratorie (+78%).

Lo studio sugli esiti della gravidanza delle donne residenti nei pressi dei termovalorizzatori non ha mostrato particolari differenze alla popolazione di riferimento. 

TMB

Il trattamento meccanico-biologico (TMB) è una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati (e avanzati dalla raccolta differenziata) che sfrutta l'abbinamento di processi meccanici a processi biologici quali la digestione anaerobica e il compostaggio. Appositi macchinari separano la frazione umida (l'organico da bioessiccare) dalla frazione secca (carta, plastica, vetro, inerti ecc.); quest'ultima frazione può essere in parte riciclata oppure usata per produrre combustibile derivato dai rifiuti (CDR) rimuovendo i materiali incombustibili. Dall'analisi retrospettiva della storia sanitaria di tutti i cittadini residenti (al 1996 o entrati successivamente) entro 5 Km dai TMB di Rocca Cencia e Roma Salaria (Comune di Roma), non si sono riscontrate differenze nei tassi di ospedalizzazione generale fra la popolazione più esposta agli inquinanti rispetto alla popolazione non esposta. Anche per le malattie dell’apparato circolatorio e respiratorio non si è riscontrata alcuna associazione tra l’esposizione in studio e il ricorso ai ricoveri ospedalieri.

Lavoratori del settore rifiuti

Lo studio non ha mostrato effetti sanitari di rilievo tra i lavoratori di sesso maschile, mentre sono stati riscontrati aumenti per malattie respiratorie, gastrointestinali e per infortuni tra le donne addette alla raccolta dei rifiuti.

Conclusioni 

Gli studi condotti hanno quindi rilevato una situazione parzialmente compromessa dal punto di vista sanitario, soprattutto a causa di esposizioni avvenute nel passato e per la presenza nelle aree studiate di molte altre fonti di inquinamento ambientale. 

 

Per approfondire:

Consulta e scarica l' Executive summary e il Rapporto ERAS completo