Ciclo dei rifiuti

Da anni, i principi che guidano la produzione, la gestione e il trattamento dei rifiuti mirano alla messa a punto di un ciclo virtuoso finalizzato alla massima riduzione del loro impatto.

Prevenire la formazione dei rifiuti, riutilizzare i prodotti e riciclare i materiali sono i passi essenziali da percorrere prima di procedere al recupero attraverso la trasformazione in energia o all’avvio allo smaltimento in discarica.

È facile quindi comprendere come la gestione dei rifiuti sia un processo complesso e ad alto contenuto tecnologico, articolato in diverse fasi e che richiede il coinvolgimento di numerose professionalità, oltre al contributo attivo dei cittadini.

La classificazione dei rifiuti

In base alla normativa vigente i rifiuti vengono classificati:

secondo l’origine in:

  • rifiuti urbani 
  • rifiuti speciali

secondo le caratteristiche di pericolosità in:

  • rifiuti pericolosi e non pericolosi.

I rifiuti urbani

  • rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
  • rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità;
  • rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
  • rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
  • rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;
  • rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.

I rifiuti speciali

  • rifiuti da attività agricole e agro-industriali;
  • rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 186;
  • rifiuti da lavorazioni industriali, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 185, comma 1, lettera i);
  • rifiuti da lavorazioni artigianali;
  • rifiuti da attività commerciali;
  • rifiuti da attività di servizio;
  • rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
  • rifiuti derivanti da attività sanitarie;
  • macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
  • veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;
  • combustibile derivato da rifiuti;
  • rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani.

Rifiuti pericolosi e non pericolosi

Per la definizione dei rifiuti pericolosi si fa riferimento a uno speciale elenco (CER2002) che classifica alcune tipologie di rifiuti come pericolose o non pericolose fin dall’origine o in base alla concentrazione di sostanze pericolose e/o metalli pesanti in esse presenti.

Il trattamento meccanico-biologico (TMB)

Il trattamento meccanico-biologico è il più comune trattamento “a freddo” dei rifiuti indifferenziati. È una fase essenziale del ciclo dei rifiuti poiché consente, attraverso un processo di selezione (meccanico) e trattamento (biologico), di:

  • recuperare una ulteriore parte di materiali riciclabile;
  • operare una opportuna selezione dei rifiuti da avviare all’incenerimento/termovalorizzazione, consentendo una minore emissione di inquinanti e una maggiore resa energetica degli stessi;
  • ridurre il volume del materiale in vista dello smaltimento finale e quindi un minore ricorso a discariche e inceneritori;
  • stabilizzare i rifiuti in modo tale che venga minimizzata la formazione dei gas di decomposizione e il percolato.

Come funziona il TMB (infografica)

Gli inceneritori e i termovalorizzatori

Gli inceneritori sono impianti di trattamento “termico” dei rifiuti che impiegano per il loro smaltimento un processo di combustione ad alta temperatura. Possono essere impiegati sia per lo smaltimento di rifiuti indifferenziati sia di rifiuti che hanno subito un processo di selezione finalizzato a eliminare i materiali non combustibili (vetro, metalli, inerti) e la frazione umida (cioè la parte organica, per esempio gli scarti alimentari). I rifiuti trattati con questa modalità vengono definiti CDR, combustibile derivato dai rifiuti o più comunemente ecoballe.

Gli inceneritori, oltre allo smaltimento dei rifiuti, consentono un loro recupero sotto forma di energia. L’energia termica dei fumi viene infatti usata per produrre vapore acqueo che genera elettrica. Gli impianti più moderni, inoltre, consentono un ulteriore recupero: quello del calore attraverso teleriscaldamento. Questi ultimi impianti vengono definiti termovalorizzatori.

Gli inceneritori/termovalorizzatori producono, come scarto della loro attività fumi, ceneri e scorie solide (risultanti in parte dall’attività di filtraggio dei fumi).

Parte di questi scarti sono rifiuti speciali altamente tossici che richiedono un apposito processo di smaltimento.

Come funziona un termovalorizzatore (infografica)

I gassificatori

I gassificatori sono impianti per il trattamento “termico” dei rifiuti che trasformano la materia organica in essi contenuta attraverso il suo riscaldamento in un ambiente con una piccolissima quantità di ossigeno. In questo particolare processo i rifiuti vengono “scomposti” in parti più piccole fino ad arrivare alla produzione di una parte gassosa (denominata syngas) e una solida o liquida.

Si tratta di impianti ancora poco diffusi e il cui utilizzo è in genere limitato a specifiche tipologie di rifiuti (per esempio plastiche, pneumatici, scarti di cartiera, scarti legnosi o agricoli), ma che offrono un rendimento energetico superiore a quello degli inceneritori.

Le discariche

Lo smaltimento in discarica è considerato l’ultima fase delle operazioni di gestione dei rifiuti. Essa dovrebbe infatti essere un’opzione residuale a cui destinare soltanto gli scarti derivanti dalle attività di riciclo, TMB, incenerimento o gassificazione.

A tutt’oggi, tuttavia, essa rimane in Italia la più diffusa modalità di smaltimento con oltre la metà dei rifiuti prodotti conferiti in discarica.

Secondo il nostro ordinamento sono possibili tre tipologie di discariche: per rifiuti inerti, per rifiuti non pericolosi (tra cui i rifiuti solidi urbani), per rifiuti pericolosi. È da evitarsi il ricorso alla discarica per rifiuti indifferenziati. Mentre è vietato per quelli ad alto contenuto di carbonio organico (contenenti cioè sostanze organiche chimicamente attive, in grado di interferire con l'ambiente) e per i materiali riciclabili.

 

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